mercoledì 16 luglio 2014

QUANDO C'ERA LA FILA...






Andando a rovistare nel baule dei ricordi di un vecchio agente di viaggi, mi viene da pensare alle giornate estive di non molti anni fa.

Sembra già di assistere ad uno di quei film in bianco e nero, eppure le immagini delle file davanti alle agenzie di viaggi non sono certo immagini di un secolo fa.

Nel giro di qualche anno, l'avvento di internet, il perdurare della crisi economica, le nuove modalità di approccio al prodotto turistico, hanno rivoluzionato tutto quello che era il modo di vivere questa professione, soprattutto in questo periodo, in cui si concentrava il massimo del lavoro.

Ricordo ancora, quando all'approssimarsi della stagione estiva, avvertivo crescere, di giorno in giorno, la sensazione di entrare in una sorta di vicolo cieco, che mi avrebbe allontanato dalle normali occupazioni e mi avrebbe reso difficile anche la gestione del mio tempo libero.
Erano anni in cui venivi così assorbito dalle richieste della clientela, la quale, allora, non aveva altre fonti di approvviggionamento se non il rivolgersi alle agenzie di viaggi,  da non riuscire a trovare un attimo di respiro.
E' da dire pure che si lavorava in condizioni completamente diverse da quelle attuali perché la tecnologia non aveva ancora avuto quel ruolo predominante che ha oggi e quindi le operazioni di prenotazione, di ricerca tariffe, di preventivazione, di emissione di biglietteria, di stesura di contratti, avveniva in maniera più manuale, e, quindi, tutto questo comportava sicuramente tempistiche più lunghe.

Non era inusuale arrivare la mattina e trovare già delle persone in fila, le quali, addirittura alcune volte arrivavano anche a discutere tra di loro su chi fosse il primo a dover essere servito, in puro stile ufficio postale o ASL.
E tu eri lì che da una parte eri contento ma dall'altra ti infastidivi perché non avevi neanche il tempo di riorganizzarti quella scrivania
che la sera precedente avevi lasciato in disordine, perché la stanchezza della giornata non ti dava più tregua.
Aprivi l'agenzia ed eri immerso da subito in un vortice di cose da fare, da seguire.

La biglietteria ferroviaria di allora era molto più complicata di adesso ed, infatti, per essere abilitato alla vendita dovevi conseguire un patentino che ti veniva rilasciato dall'allora Ente Ferrovie dello Stato, dopo un corso di un mese, per quattro ore di lezioni giornaliere.
Biglietti che dovevi quotare in base al "Prontuario delle distanze chilometriche" e con il "Prontuario dei prezzi, suddivisi in prima e seconda classe", per non parlare poi dei biglietti internazionali che andavano costruiti in base a quelli che si chiamavano "Fascicoli di Stazione" e ne avevi uno per ogni Paese Estero e in più dovevi fare la conversione delle valute.
La biglietteria aerea la creavi attraverso i sistemi di prenotazione, meno fruibili di adesso o in alternativa ci si metteva in contatto con gli uffici tariffe delle compagnie aeree, oppure i biglietti si acquistavano presso i cosiddetti "consolidatori" che altro non erano dei tour operator specializzati su determinate destinazioni e per le quali avevano tariffe di tutto rispetto, le quali, oltretutto garantivano forti guadagni.
Per la marittima, ricordo le attese di apertura della vendita della Tirrenia Navigazione per l'estate, date che restavano in incognita e venivano comunicate solo il giorno precedente,  causando delle resse, la mattina dopo, per accapararsi i posti per le date più ambite e spesso si doveva discutere con il cliente che non riusciva a farcela.
I viaggi si vendevano sul catalogo, non esistevano in massa i booking on line come esistono adesso, si passavano minuti e minuti nel cercare di prendere la linea telefonica con l'ufficio prenotazioni del tour operator, e spesso capitava, soprattutto in estate e con il Mare Italia, di andare su richiesta impegnativa, la quale comportava un'ulteriore attesa di uno o due giorni per avere la risposta da parte dell'albergo, ma il cliente il più delle volte accettava e non si spazientiva.

L'ora di pranzo comportava un veloce break perché quella era l'ora in cui potevi riorganizzarti per andare incontro al pomeriggio, oppure il più delle volte era lo spazio della giornata in cui si doveva correre per andare a ritirare dei biglietti presso compagnie di navigazione (ed io che sono di Roma, ricordo quando andavo alla Epirotiki per i biglietti per la Grecia, all'Adriatica di Navigazione, alla Demartour in Via Solferino, alla Transalpino in Piazza Esquilino, tanto per citarne i primi che mi vengono in mente, posti dove arrivavi e ti dovevi fare largo tra la gente in fila), oppure si andava dai tour operator a saldare e ritirare i documenti di viaggio.
Era anche l'occasione per condividere un momento della giornata con colleghi e colleghe o per cogliere l'occasione per poter dare un volto ad una voce che sentivi al telefono ed eri curioso di conoscere.

Poi si tornava velocemente in ufficio e ti aspettava un pomeriggio veramente di fuoco, soprattutto verso la sera, quando le persone potevano venire con più facilità in agenzia.
Trattative lunghe ed estenuanti che spesso si prolungavano fino a tarda serata.
Chiudevi con l'ultimo cliente intorno alle 9 di sera ma non avevi ancora chiuso perché c'era da sistemare la contabilità, operazione che non si concludeva con un click come lo è adesso ma comportava registrazioni lunghe e meticolose su dei libroni in tipico stile ministeriale.
Meno male che in quel tempo ci scappavano spesso delle belle serate, delle cene di lavoro e quindi ci si portava appresso il cambio per poter poi, finalmente, andarsi a concedere del sano svago e divertimento insieme ad altri colleghi, scherzando e commentando la giornata appena trascorsa.

Era più bello allora? Per quanto mi riguarda ho tanta nostalgia di quei tempi in cui si faticava di più ma si lavorava con il cervello, con il cuore, in cui eri sul punto di crollare ma trovavi l'energia per riprendere e andare avanti.
Anni in cui la fatica veniva ripagata dalla lealtà e dal rispetto dei clienti che vedevano in te una persona che dava l'anima per aiutarli.
Con questo non voglio dire che oggi non esistano più questi clienti, solo che tutto si è fatto più complicato, più difficile e regna una grande confusione, nella quale spesso sia i clienti che noi ci perdiamo, mettendo in crisi quella fiducia che dovrebbe essere sempre alla base di ogni rapporto umano.


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