domenica 17 aprile 2016

Partire per un nuovo viaggio



"Il mio mestiere è vendere viaggi e lo faccio da più di trent'anni. 
Spesso mi viene chiesto quale sia stato il più bel viaggio che abbia fatto finora? Sinceramente ho viaggiato abbastanza ma c'è ancora tanto, tanto da vedere e scoprire e ogni partenza mi ha sempre lasciato dentro qualcosa, un semplice ricordo, una forte emozione, delle immagini, dei sorrisi, dei sapori.
Ritengo, invece, che il più viaggio più profondo ed intenso che ho compiuto ed ognuno di noi dovrebbe fare, è il viaggio dentro se stessi, alla scoperta delle proprie paure, dei limiti che ci frenano nel raggiungere i sogni.
Un viaggio in cui pian piano si scende sempre di più in profondità e porti a galla di tutto: inibizioni, emozioni represse, obiettivi lasciati morire, insoddisfazioni, ansie, preoccupazioni e allora scatta quel qualcosa che ti dà la forza, il coraggio per rimettersi in pista, per rientrare in gioco e torni più forte, più consapevole, con un desiderio fortissimo di vivere la vita e gustartela giorno per giorno"

Queste la parole che scrissi nel primo articolo dell'altro mio blog "Come in un Diario"

Oggi, alla luce di quanto accadutomi negli ultimi mesi, queste parole sono ancora più attuali.

Terminata un'ulteriore difficile stagione estiva in cui, comunque si era riusciti ad ottenere un buon risultato, seppur a costo di un forte dispendio di energie, mi preparavo ad affrontare la stagione autunnale, consapevole che non sarebbe stata una "passeggiata di salute".

Il mondo è purtroppo soggetto alle imprevedibilità di folli sanguinari che in un attimo riescono a portare morte, distruzione, panico, in luoghi frequentati da tutti noi, spesso sono i luoghi in cui si spostano centinaia di persone per muoversi in quello che dovrebbe essere il mondo di tutti.


Parigi si trasforma in uno scenario di guerra e tutti i propositi,. i progetti che si possono pensare di portare a termine nelle proprie agenzie, diventano solo delle chimere se rapportate al desiderio della gente di continuare a viaggiare, desiderio che però viene messo in un angolo, in attesa di "tempi migliori", perché la paura è più forte di ogni sogno.

Situazioni che già sono compromesse da una crisi economica che si protrae da tempo,  la concorrenza spietata di altre forme di distribuzione turistica, realtà inevitabili in un mondo ipertecnologico e globalizzato,  il non riuscire a metabolizzare i cambiamenti in corso, si amplificano e rendono ogni giorno che passa una goccia in più nella fatica di resistere.

Il fisico e il morale sono sempre più debilitati, e come una casa che si regge su fondamenta non solide viene giù, anche le persone crollano e si ritrovano in situazioni che mai avrebbero pensato di dover vivere, eppure ci si ritrovano dentro.


La notte non riesci più a prendere sonno e anche quando ti addormenti, ti svegli, pensi che siano le sei del mattino successivo, guardi l'orologio e ti accorgi che hai dormito solo un'ora. Provi a riprendere sonno, ti giri e ti rigiri nel letto, ti fai una tisana, leggi qualcosa....niente da fare!

La mattina successiva cerchi di darti un tono e vai in agenzia ma quello stesso luogo che era la "tua tana, il tuo rifugio" diventa quasi un incubo, arrivi quasi a odiare quei cataloghi che parlano di vacanze, di terre lontane. Vorresti chiudere e andartene ma dove andare se in qualsiasi luogo vai senti dentro di te la noia, l'ansia, l'angoscia.

Il malessere cresce e diventa un fiume in piena, straripa e non c'è più diga che lo contenga.

Le prime persone che ti sono vicine sono le persone care: la famiglia, gli amici più stretti, i collaboratori o le collaboratrici che stanno vivendo lo stesso percorso e vorrebbero non vederti più in uno stato in cui non ti hanno mai visto.

Vorresti negare a te stesso e a chiunque ti conosca questo tuo malessere, quasi come se fosse una malattia da tenere nascosta e cerchi di nasconderlo anche quando ti ritrovi davanti a quella persona che di  mestiere aiuta gli altri a ritrovare se stessi, ma la sua preparazione è più forte della tua capacita di bluffare. 

Questa persona diventerà, almeno per un periodo della vita, il tuo consigliere, il tuo mentore, una sorta di "angelo custode" che ti porterà a ritrovare dentro di te quelle energie che pensavi fossero perse per sempre.


E' come una macchina che si è ingrippata e ha bisogno di un tagliando di verifica.

Sorgono tutte le domande inutili e distruttive che si possono fare in queste situazioni:
"e ora che mi metto a fare?", "tutto quello che ho fatto finora mi ha portato a questo risultato" "ho paura del domani!"

Sono solo una parte delle domande e dei dubbi che mi hanno assalito e mi hanno messo al tappeto e poi arriva il momento in cui ti trovi davanti al bivio, un bivio che, tutti, chi per un motivo chi per un altro, ci troviamo ad affrontare e ci troveremo ad affrontare negli inevitabili saliscendi della vita, quel bivio in cui hai solo due possibilità: o sprofondi rischiando di andare sempre più giù in percorsi sempre più oscuri, oppure consapevolizzi che dietro il buio ci sarà sempre la luce.

E' difficilissimo staccarsi dalle proprie storie personali, lasciar morire quel luogo a cui hai dato tanto, pensare di dover tirare giù per sempre quella serranda che hai tirato su tante volte e a volte non ti andava di tirarla su per non doverti incontrare con un cliente, quel cliente che oggi ti manca.

Andare avanti però in storie che non hanno più alcuna ragione di esistere, per cui portarle avanti sperando in un domani migliore, è un modo di farsi ancora più del male e la prima persona a cui non si deve mai fare del male è la propria persona.

In questo periodo mi sono inevitabilmente confrontato con altri colleghi, con altre colleghe e devo dire che ho trovato tanta solidarietà da parte di persone più o meno conosciute.

Persone che mi hanno incoraggiato, colleghi che mi hanno detto di non preoccuparmi perché una soluzione l'avremmo trovata e in questo ho avvertito la stima immensa che chi mi conosce ha verso di me.

Mi sono arrivate parole di grande affetto da colleghi e colleghe che forse mai avrei pensato di ricevere, anche titolari, uomini e donne, di agenzie che fino al giorno prima erano in "concorrenza" e le loro parole non erano parole di circostanza ma parole dette con il cuore.

Ho condiviso le mie preoccupazioni, le mie ansie, le mie domande con chi sta vivendo lo stesso percorso e spesso sono persone che hanno la mia stessa età, ritrovandosi a 55 anni in quella "terra di nessuno" 
Per lo Stato sei un fantasma e anzi lo Stato ti continua a vessare, a chiederti il conto, anziché darti, intanto, una mano.

Ho conosciuto giovani titolari di agenzie di viaggi, pieni di energie da spendere, con la voglia dentro di fare ancora grandi cose, persone in cui mi sono rispecchiato, giovani che si avvicinano a me con il rispetto che pensano di dover elargire a chi prima di loro ha vissuto in questo nostro mondo di "agenti di viaggi" che oggi si chiamano "consulenti di viaggi", ma poi la sostanza non cambia.

A gennaio, pur se ancora debilitato, ho svolto delle docenze in un importante centro di formazione per un master di tre giorni consecutivi per preparare gli iscritti al corso alla professione turistica. Entrare in aula e trovarmi di fronte una trentina di giovani con la loro voglia di apprendere mi ha ridato la spinta giusta per ripartire ed è stato bello farmi le foto con loro a fine corso ed averli oggi come miei amici sui social.

E poi come non pensare ai tantissimi clienti, a cui a volte rivolgiamo pensieri non tanto eleganti, che quando hanno saputo che avremmo chiuso l'attività, mi sono state vicino e mi hanno esortato a "non lasciarle", alcuni addirittura mi hanno abbracciato e quasi quasi stavano piangendo.

Se ho scritto questa sorta di "pubblica confessione" non l'ho voluto fare con l'intento di autocelebrarmi. 
Nel nostro settore già siamo pieni di personaggi che continuano inesorabili a glorificarsi, pur avendo fatto più danni che bene.

Se l'ho fatto  è perché so che la stragrande maggioranza di noi sta attraversando momenti difficili e complicati.  Ne ho avuto prova parlando con molti di voi, leggendo i commenti e i post sui social.
Molti provano imbarazzo, provano un senso di sconfitta a dire la verità ma io credo che proprio in questi momenti di crisi si debbano mettere da parte gli steccati, le stupide invidie, le chiacchiere da bar e trovare la forza, il coraggio di aprirsi a nuovi scenari, a nuove collaborazioni, integrando esperienze, professionalità, competenze, talenti evidenti e nascosti, scoprendo che magari anche il tuo stesso vicino  possa diventare un alleato, andandoci  a riprendere quella fetta di mercato che abbiamo perso , anche a causa di questa nostra frammentazione e polverizzazione.

Se queste mie parole possono aiutare anche una piccola parte di voi a ritrovare l'energia per andare avanti, per cambiare direzione, per rinnovarsi, per rinascere, ho colto il bersaglio.

Se qualcuno le leggerà con la puzza sotto il naso, ci sono sempre dei fazzolettini per non sentire la puzza.

A tutti voi con affetto e grazie sempre per la stima, da Santo