Roma: una città spesso caotica, disordinata, dove il romano stesso fa fatica a viverci quando si deve spostare da un luogo all'altro e in quei momenti il primo pensiero va a quelle città dove la qualità della vita ha ancora un senso.
Ma sarà questa la verità, oppure la pigrizia del romano, la sua supponenza nel sentirsi depositario di tutte le bellezze della città in cui vive, non lo porta ad andare a scoprire quegli angoli nascosti, quelle oasi di serenità che solo una città magica e straordinaria come Roma può offrire?
Vivo in questa città da quando sono nato e la mia curiosità mi ha portato nel corso di tutti questi anni, sin da quando piccolino mi facevo accompagnare da mia madre e da mio padre nelle passeggiate in centro, luogo da sogno per chi viveva in periferia, a cercare di trovare nel caos cittadino, quegli spazi dove immergersi in un'atmosfera più rarefatta, quasi onirica.
E così, di tanto in tanto, ritorno su percorsi già fatti, eppure ogni volta scopro qualcosa di nuovo e mi chiedo "ma finora dove stavo, perché mi era sfuggito questo particolare?"
Roma ti offre una miriade di spunti di ogni tipo per farti uscire dalla pigrizia, per andare fuori dai soliti schemi, per arricchirti nel senso culturale e spirituale della parola, ma si deve avere il desiderio di andarle incontro e lei non ti deluderà.
Ieri pomeriggio, complice il richiamo del Festival della Letteratura di Viaggio, che, da diversi anni, si tiene, sempre con molto successo, presso Villa Celimontana, spinto da un pomeriggio di sole settembrino, ho effettuato una passeggiata nel cuore di uno dei Sette Colli di Roma, dentro il Celio.
La passeggiata non può non iniziare dalla visita della Chiesa di S. Maria in Dominica, ai più conosciuta come la Chiesa della Navicella per la fontana prospiciente la Chiesa stessa, una delle Chiese più belle e ambite per i matrimoni.
Da evidenziare gli splendidi mosaici dell'abside e il cinquecentesco soffitto ligneo.
Accanto alla Chiesa si entra in uno dei parchi più deliziosi della città, Villa Celimontana, un piccolo parco, ricco di alberi, che ospita diverse manifestazioni, tra cui d'estate un'importante rassegna internazionale di jazz.
All'interno del Parco, entrando nel Palazzetto Mattei, si può visitare la prestigiosa Biblioteca della Società Geografica Italiana, con una ricchissima collezione di libri dedicati al tema del viaggio e della geografia.
Ci sarebbe un'uscita che vi porta a metà di un percorso che consiglio invece di fare tutto, ripartendo dalla Piazza della Navicella, oltrepassando l'Arco di Dolabella.
Volgete lo sguardo in alto per notare come quest'arco si vada ad incastrare nei resti di quello che rimane del grande Acquedotto di Nerone (trasportava circa mille litri di acqua al giorno per rifornire le ville dell'imperatore!).
Da qui, percorrendo quella che era una delle strade dell'antica Roma, si arriva ad un piazzale dove spicca la bellezza della Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.
In questo piazzale si ha modo di comprendere quali siano state le trasformazioni che la nostra città ha avuto nel corso dei secoli. Roma è piena di queste testimonianze storiche ed archeologiche.
La Chiesa è stata infatti costruita sui resti di un complesso di case romane, risalenti al terzo secolo d.C., riportate alla luce dopo un lungo lavoro di scavi, oggi visitabili, e da non perdere assolutamente per immergersi nell'atmosfera di quello che erano le abitazioni dell'epoca.
Ho avuto la fortuna che mentre stavo visitando la Chiesa c'era un matrimonio e la Chiesa era totalmente illuminata, quindi ancora più splendente nella sua bellezza.
In questo luogo ci ero già stato ma questa volta ho trovato aperto un cancello che mi ha portato nella zona in cui è più evidente tutto il lavoro di costruzione fatta sui resti degli antichi edifici preesistenti.
Stavo continuando la discesa verso Viale Aventino per tornare nella città caotica ed ecco la sorpresa che aspettavo.
A sinistra un cancello aperto: mi incuriosisco, entro e mi rendo conto di essere entrato in qualcosa di storico e di importante.
Sento delle voci, mi spingo un po' più in là ed entro nel vivo di una cerimonia che si stava svolgendo in uno dei luoghi più intimi, e, sono sicuro, meno conosciuto ai romani: l'area dove si trovava il Convento di S. Gregorio con tre straordinarie cappelle, Santa Barbara, Sant'Andrea e Santa Silvia, con una serie di incantevoli affreschi di Reni e del Dominichino.
Sono rimasto letteralmente estasiato e non finivo di sorprendermi.
Uscito da questo scrigno, sono entrato nel cortile della Chiesa di San Gregorio, purtroppo era già chiusa ma la discesa della sua scalinata, con il Palatino di fronte è un ulteriore regalo alla vista che la nostra città sa dare.
Per circa un'ora o forse più (si perde la cognizione del tempo quando si è in queste atmosfere) avevo dimenticato il rumore delle macchine, lo stridio dei freni, i clacson, le sirene dell'ambulanza, il vociare della gente e Viale Aventino, seppur un bel viale mi ha riportato in quella realtà romana che tutti vorremmo evitare, ma viviamo qui, e Roma la dobbiamo amare nel bene e nel male.