"Dove vai in vacanza?"
"Lo sai che in questo periodo non posso andare"
"Hai ragione adesso devi far partire gli altri"
"Poi tu non hai problemi a sceglierti la vacanza"
"Infatti io andrò quando gli altri lavorano"
"Beato te!"
Il breve dialogo era abbastanza usuale quando si arrivava al mese di agosto e noi agenti di viaggi, stremati da un lungo periodo di intenso lavoro, iniziato verso la fine del mese di febbraio, quando tornavamo dalla Bit con i nostri trolley carichi di materiale da distribuire ed esporre nelle nostre agenzie, non avevamo tempo per pensare alle nostre vacanze.
Avevamo troppe persone che dovevano partire, a cui dovevamo preparare i documenti di viaggio.
C'erano quelli che arrivavano all'ultimo in cerca delle occasioni, del "last minute" e spesso avevano anche la fortuna di trovare offerte interessanti, concedendosi vacanze in posti dove mai avrebbero pensato di poterci andare.
Erano gli anni Novanta, quelli della "Milano da bere".
Erano gli anni in cui l'Italia stava attraversando un nuovo "boom economico", gli anni degli Yuppies.
Eravamo usciti dalla paura della "Prima Guerra del Golfo", il mondo continuava ad aprire frontiere che per anni erano state chiuse, sotto folli dittature.
Anni in cui si voleva far vedere agli altri che il tuo stile di vita era migliore e lo dimostravi spesso acquistando un viaggio costoso, o andando a soggiornare nel villaggio di moda.
In questi giorni le forze erano veramente agli sgoccioli, avevamo trascorso giornate intere in ufficio, spesso oltre i normali orari.
Avevamo messo da parte amicizie perché non avevamo il tempo di poter uscire la sera, anzi spesso di sera dovevamo anche incontrarci con il vicino di casa, che ci aspettava perché andassimo a cena da lui per parlare delle sue vacanze (i consulenti a domicilio esistevano già prima che questa forma di vendita diventasse un "business" per chi ci ha costruito sopra una rete di consulenti)
Le occasioni per uscire le trovavamo nelle tante belle feste che si tenevano in quegli anni.
Tour operator, compagnie aeree, enti del turismo, facevano a gara nell'organizzare l'evento più bello ed esclusivo.
Ci si ritrovava in una grande albergo, in una discoteca in riva al mare, in un locale VIP ed eravamo tutti noi, agenti di viaggi, a condividere momenti di allegria e anche a scaricare quella tensione che si era accumulata durante la giornata.
Torniamo a bordo della "macchina del tempo" e facciamo un salto avanti
Estate 2020.
Erano anni che le cose non erano più quelle degli anni Novanta e inizi anni del Duemila.
Lo sapevamo che il nostro lavoro, pur rimanendo un bel lavoro, non poteva più essere quello che per anni aveva accompagnato le nostre estati, e ci aveva fatto sentire di essere delle persone privilegiate, orgogliose della propria professione.
Mai avremmo potuto pensare che un giorno nelle nostre vite private e professionali avremmo dovuto fare i conti con un "nemico invisibile", che però ad un certo punto, pur rimanendo invisibile, si è guadagnato una visibilità planetaria, destabilizzando le nostre vite.
In questa insolita Estate italiana, verso la fine di febbraio, abbiamo fatto in tempo ad andare a qualche serata in cui alcuni tour operator (a dir vero pochi, anche perché ormai ci sono i "grandi gruppi industriali") hanno presentato la programmazione estiva, ricca di novità e di offerte per il "prenota prima".
Ci siamo incontrati con i sales e come sempre abbiamo discusso per un punto in più di commissione, abbiamo garantito fatturati in crescita, ci sono stati richiesti incrementi di vendite, altrimenti ci avrebbero chiuso i codici.
Molti di noi sono saliti a bordo di bellissime navi e avevamo con noi i nostri "strumenti" per fotografare le cabine, i ponti svago, i ristoranti, la discoteca e farle girare sui social per invogliare le persone ad andare in crociera.
Abbiamo fatto accordi con i DMC per essere svincolati dai Tour Operator, abbiamo cominciato a creare i "nostri pacchetti", ad organizzare eventi rivolti ai nostri clienti.
Pur consapevoli che il nostro lavoro non è più quello degli Anni 90, ci siamo comunque "attrezzati" per cercare di portare a casa il massimo del risultato, confortati anche da un'estate 2019 in cui comunque avevamo notato un ritorno nelle agenzie, e per chi fa incoming, era stato un anno d'oro se non di platino.
Cominciammo a sentire delle notizie che parlavano di rischio contagio in Italia, apparve qualche primo virologo a spiegarci qualcosa ma sembrava che ancora non ci si dovesse preoccupare.
"L'influenza è peggio fa più vittime"
"I media devono sempre creare allarmismo per crearci problemi, passerà tutto"
Volevamo essere tutti ottimisti e positivi... ed invece sappiamo come è andata.!
Ogni meta turistica su cui avevamo sempre creato i nostri business, ci chiudeva la possibilità di accesso.
Ci sentivamo gli "appestati" e ci chiedevamo come fosse possibile che in altri paesi, anche a noi vicinissimi, questo virus non fosse arrivato.
Era arrivato ma solo che anche i loro governi tendevano a minimizzare per non creare destabilizzazione.
Ci siamo ritrovati dentro le nostre case, abbiamo trasformato una stanza in un'agenzia di viaggi, perché non potevamo più andare nelle "reali agenzie di viaggi".
Hanno coniato un termine per addolcire il dramma e ci hanno detto che si può lavorare in "smart working"... anche se poi così smart non lo è affatto.!
In queste "virtuali agenzie" abbiamo dovuto gestire difficili emergenze.
Situazioni che richiederebbero concentrazione, e invece molti di noi hanno dovuto fronteggiare questo problema, condividendo spazi con altre persone del nucleo familiare, esse stesse "agli arresti domiciliari"
Nei primi giorni mentre eravamo focalizzati nella gestione dell'emergenza arrivavano cori dalle finestre, inni dai balconi, concerti di pentole e padelle....
Si sperava in un ritorno alla normalità in breve tempo, ed invece i tempi si sono allungati oltre ogni auspicabile previsione.
Non potendo più andare ai workshop, alle fiere, alle "serate" ai "lunch working", gli operatori hanno cominciato a mandarci inviti a partecipare ai webinar (più facile di "seminario interattivo su Internet")
Ci siamo ritrovati catapultati in giornate in cui siamo passati da Zoom (lo zoom che piace a me era quello che usavo quando facevo belle foto in viaggio), a Google Meet, a dirette su Facebook ed Instagram.
Abbiamo dovuto scaricare app in continuazione.
C'è chi ha organizzato i Karaoke, chi "gli aperitivi on line", chi "corsi di marketing e formazione"
Piazze virtuali, dove spesso abbiamo fatto i conti con delle reti non adeguate, con acustiche non gradevoli: a volte quattro partecipanti, a volte comizi di persone.
Uno degli appuntamenti più "angoscianti" era quello serale con "Giuseppe" a cui ci appellavamo perché speravamo che arrivasse qualche aiuto a darci speranza.
Un'insolita estate italiana in cui gli agenti di viaggi, anzi a dire il vero una parte della categoria, si è ritrovata in più occasioni a "scendere in piazza" non per "incendiare auto e distruggere vetrine" ma per far capire a chi ci governa quanto sia importante il settore del turismo.
Si sono create delle reti che hanno trovato soprattutto nei social un grande catalizzatore.
Sono nate nuove idee che "dovrebbero" trasformare il lavoro dell'agente di viaggi.
Alcune di queste iniziative sono nate da persone che già vivono questo lavoro e quindi ne hanno esperienza, altre sono reti che stanno cercando di intercettare degli adepti.
Un'insolita estate italiana.
Anche quando siamo tornati nelle nostre agenzie, abbiamo guardato le pile di cataloghi che ci avevano consegnato prima del "lockdown" (altro bell'anglicismo per addolcire il "confinamento") ci siamo chiesti "e adesso che ci faccio di tutti questi cataloghi ?"
I tour operator non potevano certo mandare in stampa cataloghi dedicati solo all'Italia perché ancora non sapevano che avremmo potuto vendere solo il "turismo di prossimità"
E siamo passati alla fase delle idee di viaggi per il turismo domestico.
Molti di noi abituati a programmare e vendere altre tipologie di viaggio hanno "sofferto" nel doversi riposizionare.
E' stato come svegliarsi da un "addormentamento" e abbiamo scoperto quanto fosse bella la nostra Italia, quante proposte di viaggi avremmo potuto creare in Italia.
Mai come in questo periodo ho visto un fiorire di idee di viaggi in Italia: dalle barche e ville per clienti stile Briatore, alle passeggiate tra le pecore (con tutto il rispetto per le pecore), alle visite città per piccoli gruppi, in un mix che denota da una parte il desiderio di non soccombere, ma anche la difficoltà nel riposizionare un target, un brand, con il rischio di snaturare anche il brand principale.
Un'insolita estate italiana.
Sin dai tempi della scuola ci hanno insegnato l'importanza del voucher come uno degli strumenti più importanti per le agenzie.
Un foglio di carta che presentato in qualsiasi albergo del mondo dava diritto ad un soggiorno.
Un termine che spesso abbiamo faticato a far comprendere a chi si accingeva a partire e gli sembrava stano che a fronte di un investimento di soldi, gli stessimo consegnando un voucher o un "buono di cambio".
Dietro le nostre spiegazioni il cliente usciva dall'agenzia più tranquillo.
In questa insolita estate italiana il "voucher" è diventato uno strumento che invece ha creato forti attriti tra le agenzie, i tour operator e i clienti.
In questa insolita estate, i clienti sono usciti dalle agenzie con un voucher per non andare in vacanza, per aspettare che potranno farsela la vacanza....
A complicare le cose è arrivato il "buono vacanza": chi lo accetta, chi non lo accetta, come lo accetta, tutto questo per "aiutare il settore a riprendersi...."
Nella mia vita professionale, anche negli anni più complicati, l'estate ha sempre rappresentato un periodo di intenso lavoro, di intensa attenzione, seguito da un periodo di "decompressione" per poi cominciare a pensare di nuovo al da farsi.
Potrò inserire nel mio diario di "agenti di viaggi" anche il racconto di un'insolita estate italiana.
Voglio sperare che sia il racconto di un'unica insolita estate italiana e poi ci si possa avviare verso una prossima estate che sia un'estate che non ci faccia dormire la notte, non perché la notte ci porti angoscia ma perché la notte ci porti l'adrenalina per una nuova, intensa, giornata di quel bel lavoro che tutti noi amiamo ancora fare.
Santo David
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