09 ottobre 2014

INNOVAZIONE O TRADIZIONE?






Fino a non molto tempo fa, la strada in cui sono nato e cresciuto, così come tante strade delle nostre città, erano dei luoghi di ritrovo, erano dei microcosmi di vita quotidiana.
Con nostalgia ricordo le botteghe, i negozi, i laboratori.
In cento metri trovavi la maggior parte dei luoghi che servivano alla vita di ogni giorno.
C'erano i negozi di "alimentari", la "frutteria", la "macelleria", "il pescivendolo".
E se ti si consumava il tacco, le scarpe non le buttavi, e andavi dal calzolaio.
Quando i vestiti avevano bisogno di essere rinfrescati c'era "la tintoria"
Non mancavano il barbiere e il parrucchiere.
E poi, sempre nella mia strada trovavano spazio anche il falegnamel'idraulico e il vetraio.
Per un momento di relax il bar "sotto casa" e l'edicola che vendeva il quotidiano fresco di stampa con le notizie ancora inedite.
Quando arrivavano le occasioni speciali il vestito ce lo facevamo cucire dal sarto che aveva il suo laboratorio in strada.
I negozi più prestigiosi che vendevano abbigliamento di classe, tessutilenzuola di marca italiana, oppure la libreria, la profumeria, queste avevano il loro giusto spazio nella via principale del quartiere.
Ed infine avevamo il mercato rionale: una festa di colori, di voci, di gente.

Il bello di tutto questo era che ogni negoziante era il leader della sua attività, era quello che ti consigliava, era quello che conosceva le tue abitudini, era quello di cui ti potevi fidare così come lui si fidava di te, fino a darti credito se qualche volta non eri in grado di pagarlo.
Questi negozi diventavano una sorta di agglomerato di una grande piazza dove era piacevole incontrarsi, scambiare quattro chiacchiere, commentare il fatto del giorno.
Ci si sentiva di far parte di una grande comunità.

E' arrivata la globalizzazione, la liberalizzazione, l'economia doveva espandersi e così nel giro di pochi anni sono nati come funghi una moltitudine di ipermercati, di centri commerciali con l'effetto dirompente di aver portato alla chiusura tutte quelle botteghe e quei negozi di quartiere, minando alla base quel bel rapporto di comunanza e di socializzazione tra le persone.
Nel frattempo la tecnologia ci ha fatto credere a tutti di poter fare a meno dell'altro e giorno dopo giorno ci ritroviamo sempre più smarriti e confusi, pur credendo di avere il mondo tra le mani.

Ora cosa c'entra tutto questo con il mondo delle agenzie di viaggi di cui faccio parte?

Anche noi stiamo vivendo da tempo un grande conflitto tra innovazione e tradizione.
Anzi, nel nostro caso, l'innovazione, soprattutto quella tecnologica ha avuto terreno fertile perché è andata a colpire un settore che per anni si era poggiato sulla tradizione, ma su una tradizione non più adeguata alla domanda del mercato, che, vittima dei meccanismi perversi della globalizzazione, andava cambiando molto più rapidamente della capacità di reazione da parte di chi si è trovato colpito nella "illusione" di credersi l'unico depositario dei sogni delle persone.
Politiche di prezzo votate al massimo del ribasso, una concorrenza senza più regole, grandi multinazionali che hanno fatto confluire nel web ingenti risorse finanziarie, creando dei mega centri commerciali delle vacanze on line, un terremoto pazzesco che ha minato le fondamenta di un settore che sembrava poter essere inattaccabile e lo è stato molto più facilmente, anche per una mancanza di coesione tra gli "addetti ai lavori", che se avessero marciato uniti avrebbero avuto una forza d'urto notevole per combattere la battaglia.
Da una parte l'innovazione con i suoi pregi e i suoi limiti, dall'altra la tradizione.

Dove risiederà la verità? 

Non può esserci in nessuna delle due, è come voler mettere d'accordo la materia e lo spirito, sono due cose che si contrastano l'una con l'altra ma se ci si ostina a voler pensare che tutto debba essere innovativo e stravolgere il passato si pecca di presunzione, se si pensa al contrario che soltanto con la tradizione si può dare una risposta, si cade nella convinzione errata di pensare che "siccome ho fatto sempre così non vedo perché devo cambiare", e con questa filosofia di vita, si muore ogni giorno di più.

Dal mio modesto punto di vista, credo che, come in tutte le cose della vita, ci sia spazio per il giusto equilibrio e si debba avere la capacità di portare, attraverso l'uso intelligente dell'innovazione, una ventata di freschezza nelle abitudini consolidate, traendo da queste abitudini quelle che sono le certezze e i valori che nessuna innovazione potrà e dovrà mai scalfire.