domenica 9 febbraio 2020

C'era una volta...il fattorino



La sera quando torno a casa mi trovo a passare davanti ad un punto vendita di una famosa catena mondiale di hamburger (è facile immaginare quale essa sia) e di vedere una pletora di personaggi, chi in piedi, chi seduto per terra, con le loro borse gialle, in attesa di inforcare le loro biciclette, o per i più attrezzati i loro scooter, pronti a lanciarsi di corsa a consegnare pizze, panini, bibite.

Guardandoli, ho ripensato ad altre figure che, una volta, partivano di mattina presto dalle loro sedi (spesso prestigiose) pieni di pacchi, di buste ed iniziavano i loro giri, per le vie di Roma, o comunque di qualsiasi altra città, per andare a consegnare biglietti aerei, vouchers alberghieri, omaggi, in poche parole quelli che in gergo si chiamavano "documenti di viaggio".

Il fattorino, un pezzo di storia del turismo, un retaggio nostalgico di un settore che su molte cose vive, ormai, di ricordi.

Il mio primo incontro con una di queste figure l'ebbi già durante il mio primo tirocinio (allora si chiamavano così prima che venissero definiti stage) quando mi trovai a trascorrere delle giornate presso l'agenzia di viaggi Utras, vicino San Silvestro qui a Roma.

Una agenzia che ricordo con molto affetto, perché mi trovai a vivere le prime giornate da "futuro agente di viaggi" in una prestigiosa realtà, dove ci stavano se ricordo bene quattro persone alla biglietteria aerea, due persone alla biglietteria ferroviaria (tra cui Omero che ha formato tante persone), impiegati addetti ai viaggi, il back office di contabilità e amministrazione.

Mi ricordo quando una mattina, arrivai tardi e trovai davanti all'ingresso dell'agenzia proprio lui: il fattorino che era già una persona avanti con gli anni e quando mi vide arrivare, cominciò a ticchettare sul suo orologio per farmi capire che ero in ritardo.

Dopo quel primo incontro ne ho visti tantissimi di "fattorini" arrivare nelle agenzie dove ho lavorato.

Ne potrei citare tanti e li ringrazio ancora oggi perché erano veramente delle persone speciali, quasi dotate di poteri sovrannaturali, una sorta di superman che riuscivano nel traffico di Roma, a volte sotto diluvi di pioggia, d'estate con il caldo e l'umidità, ad assicurare la consegna dei "documenti di viaggio"

Li vedevi arrivare in ufficio con i loro motorini, pieni di pacchi ma non si confondevano mai, perché prima di uscire si erano organizzati le consegne.


Molte volte andavano di corsa e ti lasciavano quei pacchi lì sulle scrivanie, mettevi una firma veloce sulla "distinta di consegna" e loro fuggivano via, specialmente in alta stagione.

Quando erano periodi più rilassanti, spesso si fermavano a scambiare qualche chiacchiera e tra un caffè e l'altro (molti di loro credo che alla fine abbiano avuto una overdose di caffeina...) erano una sorta di "gossip" delle agenzie perché sapevano vita morte e miracoli e spesso anticipavano notizie che poi diventavano di pubblico dominio.

C'era anche da considerare la "suspence" che si provava in attesa di quegli arrivi.
Spesso le partenze erano imminenti, i clienti fremevano di avere in mano delle carte che già gli dessero l'idea del viaggio ed eri lì che contavi le ore, i minuti e se non lo vedevi arrivare non è che avevi il "tracking" della consegna.

L'unico sistema era chiamare l'operatore, la compagnia aerea per cercare di sapere dove fosse quel fattorino e spesso veniva cercato, rintracciandolo tra le agenzie dove stava effettuando le consegne.

Arrivavano quelle buste ed era un momento emozionante sia per noi che avevamo venduto e organizzato il viaggio, ma ancor più per i clienti che, o erano in attesa nei nostri uffici, oppure vicini al telefono (di casa o dei loro uffici, prima che i cellulari rendessero tutto più immediato) e aspettavano di sentirsi dire "buongiorno sono pronti i suoi documenti"

Ci si vedeva in agenzia, si aprivano quelle buste (che mi ricordano le buste che ancora oggi vedo in qualche edicola e sono quelle buste sorpresa dove i bambini e le bambine trovano appunto delle sorprese) ed era bello toccare quelle carte, quei biglietti, quelle mappe.


Era come se il viaggio che era stato proposto e accettato dal cliente si stesse pian piano materializzando e il cliente cominciava a immaginare cosa ci potesse essere dietro i nomi degli alberghi, le descrizioni delle camere, le tipologie di una cabina su una nave da crociera, i codici di un biglietto aereo.

Erano tutti quei passaggi che costituivano quasi un rito ma avevano una loro scansione e tutto questo rendeva ancora più bella l'attesa e la concretizzazione di un percorso che era iniziato quando quel cliente non andava a cercare su internet ma entrava in agenzia, pieno di dubbi, di perplessità, di sogni, di aspettative, di esigenze da soddisfare e se nasceva la fiducia verso l'agente di viaggi che lo aveva saputo ascoltare e consigliare, si sviluppavano quei meravigliosi rapporti di reciproca fiducia, su molti dei quali personalmente ho costruito la mia carriera e di cui ne sono profondamente orgoglioso, anche se oggi molte di quelle persone, hanno tradito i loro "vecchi cari amici agenti di viaggi" ma purtroppo le dinamiche di oggi hanno portato a questo stato di cose.

Oggi le cose sono molto cambiate, forse sono più veloci ma spesso sono impersonali.

Il cartaceo è stato sostituito dall'elettronico, la maggior parte dei documenti si "scaricano" dal web, molti omaggi sono stati eliminati perché considerati un costo.

Questo è uno dei tanti ricordi delle tante persone che hanno contribuito a dare lustro ad un settore che, seppur oggi è stato aggredito da forze esterne , continua a conservare nel suo nucleo un patrimonio professionale, un serbatoio di persone straordinarie che hanno saputo dare a tante tante altre persone momenti di felicità.

In questo mio blog,se avete la voglia di sfogliare le sue pagine, troverete diversi articoli in cui si parla del "tempo che fu" un tempo di cui io sento di averne fatto parte e di esserne orgoglioso di esserci stato,  di avere anche io contribuito alla felicità di tante persone che insieme a me aspettavano quelle buste.

(Santo David)

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